di Giovanna Guiso
Un’associazione diretta da un medico traumatologo denuncia da anni le infrastrutture pericolose e propone un programma che consente di limitare gli incidenti stradali.
L’Associazione Motociclisti Incolumi Onlus (AMI) è stata la prima organizzazione italiana a denunciare la presenza sulle strade di un pericolo micidiale che fino allora era stato considerato da tutti come una necessaria e inevitabile presenza, quasi fosse un fattore connaturale alla strada; un pericolo subdolo che è nato e cresciuto all’ombra dello sviluppo della motorizzazione italiana: il guard-rail.
Prima che l’AMI denunciasse la pericolosità dei guard-rail nessuno aveva pensato che le barriere di protezione ai bordi delle strade anziché proteggere l’utente coinvolto in un incidente si sarebbero potute trasformare in strumenti di mutilazione e morte. Ma al Pronto soccorso di un importante ospedale toscano il medico traumatologo Marco Guidarini, si era stancato di vedere le atroci amputazioni prodotte dalle lame dei guard-rail sui corpi dei motociclisti. Così aveva deciso con un gruppo di amici di fondare un’associazione e dare battaglia fino a quando qualche legislatore non si fosse degnato di intervenire per rendere più innocue possibili le barriere di protezione e le altre infrastrutture stradali pericolose. E ancora oggi laddove si parla di sicurezza stradale, Guidarini, che è anche pilota di moto e ultraleggeri, istruttore di guida sicura e presidente AMI, fa sentire a toni alti la propria voce in tema di sicurezza e di infrastrutture. Lo abbiamo intervistato.
– Dottor Guidarini perché un medico già così profondamente impegnato per professione ad aiutare il prossimo ha sentito bisogno di avviare questa difficile battaglia sulla sicurezza stradale?
«È proprio perché svolgo il lavoro di medico che non riesco a rimanere indifferente agli oltre 3500 morti, 17.000 disabili e 200.000 feriti che ogni anno sono vittime di incidenti stradali in Italia. I numeri di una guerra! Un fenomeno che in Italia rappresenta la prima causa di morte e di invalidità tra i 14 e i 40 anni. Una follia!».
– E con un costo di 19,3 miliardi di euro spesi nel 2017 dal sistema sanitario nazionale, pari all’1,1% del pil…
«La spesa sanitaria è un problema che riguarda l’economia e le tasche dei cittadini. È un problema importante e forse per un politico la spesa sanitaria è l’unico vero problema. Ma io sono un medico e per un medico è infinitamente più importante la salute delle persone. Inoltre sono motociclista e quando devo prendermi cura dei giovani motociclisti ai quali un assurdo guard-rail ha imputato gli arti, magari a causa di una banale scivolata in curva, le assicuro che il problema economico nazionale diventa
l’ultima delle mie preoccupazioni. E sono certo che sia anche l’ultima delle
preoccupazioni dei giovani rimasti mutilati. I dati che ho appena citato in merito alle vittime degli incidenti stradali sono ampiamente sottostimati perché oltre al costo economico, c’è un enorme costo sociale da considerare. Mi riferisco al coinvolgimento emotivo (ma non solo emotivo) di familiari, amici, collaboratori, datori di lavoro, operatori sanitari e forze dell’ordine. Se ipotizziamo per difetto che il caso di ogni ferito possa coinvolgere tre o quattro persone, negli incidenti stradali ci sarebbe un’implicazione di quasi un milione di persone l’anno. Ciononostante, e malgrado medici, ingegneri e piloti critichino da anni l’operato delle Pubbliche amministrazioni e
delle Società stradali, in materia di infrastrutture non è cambiato quasi nulla e tuttora si costruiscono guard-rail affilati come rasoi, destinati a rimanere sulle strade altri 30-40 anni».
– So che AMI ha elaborato uno studio per migliorare la sicurezza stradale e che per tale motivo nel 2007 ha ricevuto a Madrid il premio europeo Norauto.
«Si. È uno studio che prevede l’applicazione della riserva di sicurezza sui tre fattori Uomo, Veicolo e Ambiente. Inoltre AMI ha sviluppato un programma di Tecniche di Difesa degli Incidenti (TDI) che permette soluzioni facilmente realizzabili applicando il principio “Forgiving drive, Forgiving vehicles, Forgiving roads” ovvero “Una guida che perdona, un veicolo che perdona, una strada che perdona”».
– Mi piacerebbe che spiegasse ai lettori il concetto di “riserva di sicurezza”.
«La riserva di sicurezza è la somma di fattori che, di fronte a un pericolo o a un errore umano, creano le condizioni per salvarsi e per limitare i danni. Un corso di guida sicura, ad esempio, è uno di questi fattori, così come mantenere la giusta distanza dal veicolo che ci precede. Gli spazi di fuga a bordo pista, che consentono i motociclisti in caduta di proseguire la propria traiettoria senza fracassarsi contro inutili ostacoli, fanno parte della
riserva di sicurezza. L’accurata manutenzione del veicolo e le buone condizioni psicofisiche del conducente e una strada ben costruita sono fattori essenziali per una buona riserva di sicurezza. Guard-rail che non taglino le membra e infrastrutture intelligenti concorrono anch’essi a creare la riserva di cui parliamo. Sappiamo che la guida è l’inevitabile interazione tra Uomo, Ambiente, Veicolo, pertanto creeremo una riserva di sicurezza per l’Uomo attraverso un corso di guida sicura, una maggiore sobrietà nell’alimentazione e così via; una riserva di sicurezza per l’Ambiente attraverso l’eliminazione di buche e ostacoli fissi, l’adozione di guard-rail salvamotociclisti, il miglioramento del tipo di asfalto ecc.; una per il Veicolo attraverso il controllo della qualità e della pressione delle gomme, dello stato dei freni e via dicendo».
– Mi stava parlando delle tecniche di difesa dagli incidenti…
«Si, una guida che perdona, un veicolo che perdona, una strada che perdona. Ed ecco che torna l’interazione fra Uomo, Ambiente, Veicolo, cui accennavo prima. L’AMI, con l’ausilio di piloti, medici, ingegneri e legali, è impegnata nel settore dell’istruzione alla guida della prevenzione e della progettazione di strade, con l’obiettivo di studiare con criterio scientifico, la dinamica degli incidenti stradali, il danno che provocano alla salute e il metodo per prevenirli. Questi studi ci hanno permesso di individuare un tipo di guida che perdoni l’errore umano, veicoli capaci di perdonare l’errore tecnico, e la progettazione di strade che perdonino i predetti errori, salvando così la vita di migliaia di persone (e ci ricolleghiamo al concetto di “riserva di sicurezza” applicato a Uomo, Veicolo, Ambiente)».
– Lei è un noto istruttore di corsi di guida sicura: che differenza c’è tra un corso di guida sicura e un corso di guida sportiva?
«Il corso di guida sicura non riguarda solo la capacità tecnica di condurre un mezzo, ma concentra la propria attenzione soprattutto sull’educazione e sulla sicurezza stradale attraverso simulazioni, esercitazioni pratiche e teoriche. La guida sicura insegna all’allievo a percepire e ad analizzare il rischio, spiega i comportamenti da adottare per evitarlo e le azioni idonee per affrontarlo».
– Se dovesse concentrare in una semplice frase un’osservazione capace di far riflettere i nostri lettori sull’argomento sicurezza stradale, che cosa direbbe?
«Trascorriamo mediamente sette anni della nostra vita sulle strade, battiamoci per renderle “vivibili”».