di Marco Guidarini
In AMI siamo contenti che sempre di più, i motociclisti italiani comincino a prendere coscienza dello stato e della pericolosità delle strade di questo paese ( per questo nel 2003 ci nominammo “Associazione Motociclisti Inc…ati“!).
Finalmente molte associazioni che ruotano intorno al fantastico mondo della moto parlano sempre più spesso dei diritti dei motociclisti (e contribuenti!) ad avere strade sicure e senza ogni genere di ostacoli killer: pali metallici e guard-rail ghigliottina!
In AMI siamo contenti che, dopo la prima conferenza che organizzammo a Parma nel 2003 contro i guard-rail ghigliottina, si siano diffuse le iniziative, gli incontri e le manifestazioni di protesta per aumentare una sensibilità e collaborazione che, da anni lo diciamo, è indispensabile per salvarci la pelle.
Spesso amministrazioni incoscienti, politici incoscienti assecondano aziende poco professionali che, pur di vendere il proprio prodotto, anche quando è di pessima qualità e privo di ricerca scientifica (…almeno verso i motociclisti) non si fanno scrupoli su dove, come e quando siano utili…e su dove, come e quando creino più rischi che vantaggi.
In Medicina si chiama rapporto beneficio/rischio ed ogni azienda seria ha l’obbligo di riferire nel foglio illustrativo (“bugiardino”) indicazioni, controindicazioni ed effetti collaterali.
La miriade di ostacoli fissi, lampioni, paletti, segnali, guard-rail ghigliottina messi a dismisura (a momenti anche nei campi di golf!) chiudendo anche le vie di fuga naturali ne sono un esempio.
In Italia gli ostacoli ai lati delle strade sono 10 volte più che in Francia. Ciò significa che, in caso di una banale scivolata, un motociclista italiano ha 10 volte più probabilità di impattare uno di questi ostacoli killer…e i mazzi di fiori lo dimostrano! Ma la colpa delle vittime viene data esclusivamente all’errore umano ed alla velocità, con l’arte italiana dello “scaricabarile”.
Secondo il metodo di analisi AMI nelle cause di incidenti e cause di lesioni molte responsabilità vengono occultate.
In AMI siamo felici di vedere tanti ragazzi che apprezzano il nostro impegno per spingere la sperimentazione e l’adozione di infrastrutture più sicure.
Dietro questi risultati ci sono anni di impegno: nel 2003 effettuammo il primo crash-test a Lione per una barriera salva motociclisti poi vari test di laboratorio, in Italia e all’estero, con una miriade di conferenze, corsi di guida sicura e di pilotaggio in pista (che è la nostra vera vocazione!); inoltre, interviste ed articoli sui giornali per contrastare le incoscienti tesi dell’ANAS (sito AMI: articolo sul Corriere della Sera) secondo le quali la colpa è sempre degli utenti, sia per le cause di incidenti sia per le cause di lesioni.
Tutto questo è stato possibile grazie a tutti coloro che si sono impegnati per la nostra Associazione.
In AMI siamo inc… (Indro Montanelli avrebbe detto “ci tappiamo il naso”) quando vediamo associazioni che in passato non ci hanno mai dato il benché minimo aiuto, neanche morale.
Non si sono mai visti né sentiti in conferenze o manifestazioni di protesta in difesa dei motociclisti, anzi magari esclamavano “Speriamo che non capiti a me!” oppure “Tanto non cambierà mai niente!”
Oggi che le battaglie contro i guard-rail sembrano ” la nuova moda”, con molta disinvoltura si attribuiscono meriti (che non hanno!) ma non solo, e si prendono anche spunti, foto e materiale vario dal nostro sito attribuendosene la proprietà. Molti che seguono con attenzione l’argomento sicurezza per i motociclisti in Italia ce lo stanno segnalando.
Questo ci dispiace perchè un appoggio massiccio di altre associazioni e motoclub dal 2003 ci avrebbe permesso di ottenere strade più sicure rispetto a quelle che abbiamo oggi e risultati a livello legislativo molto più evidenti di quelli che con grande fatica, in un paese come l’Italia, abbiamo raggiunto.
In AMI non ci stupiamo: è una conferma che non siamo in Francia o in Spagna, ma in Italia!
Marco Guidarini (dr. Jekyll)
Presidente di AMI